Marchionne va in America

Chrysler ha quadruplicato i profitti rispetto a un anno fa. E’ il miglior risultato del gruppo dal 1998. Mica bubbole.

Tu quoque

Ferrari annuncia una vettura ibrida, nel 2013.

Come procede l’abbandono del nucleare in Germania

Il mio articolo per Il Post.

Poco tempo dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, il governo tedesco annunciò l’abbandono dell’energia nucleare: la rivoluzione energetica tedesca era ufficialmente iniziata. La transizione energetica promessa dal governo Merkel, per un futuro capace di alimentare la Germania industriale attraverso fonti rinnovabili non inquinanti e efficienza energetica fu accolta nel favore più generale: Partiti di opposizione, produttori di energia e associazioni ambientaliste, (quasi) tutti sembravano contenti. A distanza di un anno, è lecito chiedersi come proceda l’Energiewende, il piano di transizione energetica per l’abbandono del nucleare in Germania. In breve, il piano sta procedendo anche se con qualche difficoltà, con un moltiplicarsi di voci critiche, e si trova di fronte ostacoli non di poco conto.

Val la pena ricapitolare gli obiettivi dell’Energiewende, la transizione energetica tedesca verso le fonti rinnovabili in sostituzione dell’energia dell’atomo:

  • Riduzione delle emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2020 (del 95 per cento entro il 2050);
  • Riduzione del consumo di energia primaria del 20 per cento entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050);
  • Crescita del 2 per cento annuale dell’intensità energetica della produzione;
  • 18 per cento di energia rinnovabile sul totale interno entro il 2020 (del 60 per cento entro il 2050);
  • 35 per cento di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050);
  • Riduzione del consumo di elettricità del 10 per cento entro il 2020 (del 25 per cento entro il 2050) rispetto ai valori del 2008;
  • Riduzione della spesa energetica per il riscaldamento degli edifici del 20 per cento entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050).
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    Auto-matica

    Si guida da sola a velocità inferiori a 40 km/h. BMW la metterà in vendita nel 2013.

    Punto, due punti, punto a capo

    Questo blog si rianima dopo giorni di silenzio, causa un periodo fitto di impegni di (super)lavoro. Ma andiamo a incominciar, che le cose da dire sono tante e vanno accumulandosi. Riprendiamo da dove eravamo rimasti.

    Sei mesi fa, stanco di propaganda pseudo-scientifica e cialtronate assortite, questo blog ha intrapreso un cammino il più serio possibile nel campo della Energy Economics. Il picco del petrolio e la conseguente esplosisione dei prezzi di benzina e diesel ha portato il problema della rarefazione delle risorse naturali al centro del dibattito, almeno entro la ristrettta nicchia di esperti e meno esperti, ambientalisti e gli immancabili complottismi sciocchi.

    Di recente, Nature ha pubblicato un articolo, poi tradotto su Le Scienze, in cui si sostiene che il punto di non ritorno nella rarefazione delle risorse petrolifere è gia arrivato (e superato). Secondo gli scienziati di Nature, infatti, l’offerta di petrolio non riesce e non riuscirà più a sostenere la crescita della domanda. Il prezzo di benzina e diesel – di cui il mondo moderno semplicemente non può fare a meno – crescerà sempre più, stritolando la crescita economica, da oggi e per sempre, almeno finchè non cambieremo il mai troppo poco citato "paradigma". Questa tesi è generalmente condivisa da una moltitudine di picchisti “geologi”. L’articolo di Nature ha l’indubbio merito di aver portato il problema della rarefazione delle risorse naturali al di fuori della comunità scientifica ed è probabilmente affidabile sulle stime geologiche delle riserve e dei consumi. Tuttavia, gli evidentissimi limiti nella descrizione degli effetti del picco sull’economia gli sono valsi l’oblio da parte degli economisti.

    Vediamo a che punto siamo, allora, alla luce di questi sei mesi di letture e pensieri sull’economia dell’energia.

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    Tenere lontano dalla portata dei bambini

    Dicono che dosi troppo massicce di solare fotovoltaico facciano male alla sostenibilità economica italiana.

    Energia e tasse

    Nel disegno di legge approvato ieri dal governo Monti c’è dentro un po’ di tutto, dall’IMU al catasto, dal riordino delle detrazioni ai contanti. Anche l’energia.

    Il governo si impegna ha introdurre una tassa sulle emissioni di biossido di carbonio, la cosiddetta carbon tax, alleggerendo invece il peso sulle bollette energetiche dei finanziamenti per le rinnovabili. La delega inoltre riduce le accise sull’energia elettrica per le piccole e medie imprese, nel tentativo di ridurre per loro i costi di produzione.

    In pratica arriverà gettito dall’esterno del mercato elettrico a finanziare la componente A3.

    Ma la Carbon Tax non doveva essere comunitaria?

    Aggiornamento: la Carbon Tax voluta da Monti è in accordo con la Direttiva del Consiglio europeo. Resta ora da capire chi e cosa verrà tassato per finanziare la componente A3 per le rinnovabili. Ci aspetta una nuova tassa su benzina e diesel dopo quella approvata di recente?

    Cosa resta dell’industria fotovoltaica tedesca

    Praticamente le macerie, causa una girandola di fallimenti per la competizione cinese che, dallo scorso dicembre, ha spazzato via quasi l’intero comparto tedesco di celle fotovoltaiche.

    La crescita non è un buon numero quantico

    Nothing of economic value is completely free of energy.

    Cronache di un dialogo sulla crescita economica tra un fisico e un economista.

    Crescita, decrescita e sviluppo sostenibile

    Oggi Il Post pubblica una versione riveduta e corretta del mio post sull’argomento.