A proposito della mancanza di un Piano Energetico Nazionale

Ieri, come tanti altri, ho visto Report. Tra i tanti spunti di discussione a me è risaltata la questione del Piano Energetico Nazionale. O meglio, la totale assenza dello stesso in Italia.

L’ultimo piano energetico nostrano risale infatti al 1988. Fu attaccato durissimamente da quasi tutti i politici dell’epoca – eravamo in periodo pretangentopoli – e dai media, non tanto per il contenuto, ma per il concetto stesso di pianificazione nazionale. Pianificare fu considerato alla stregua di un retaggio sovietico – il muro era ancora in piedi, allora – e il dirigismo statale fu abbandonato in favore del mercato libero. Il periodo delle privatizzazioni selvagge stava per cominciare e il picco del petrolio era ancora argomento per sole Cassadre inascoltate.

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Titolo ampiamente meritato

La Nissan Leaf ha vinto il premio Car of The Year 2011. Secondo il presidente della Giuria, Hakan Matson, “Nissan Leaf è la prima vettura elettrica che può essere equiparata sotto molti aspetti ai veicoli tradizionali”.

Queste le prestazioni della Nissan Leaf, per ciò che concerne l’autonomia (l’attuale tallone d’achille dei veicoli elettrici, assieme al prezzo):

Potenza Mot. Elettrico kW/Cv: 80/109
Batteria kWh: 24
Autonomia/tempo ricarica:160 Km/8 ore
Prezzo o disponibilità: circa 35.000 euro / fine 2011

Magari sono io, ma questo riconoscimento alla Leaf ricorda molto il Nobel per la pace a Barack Obama.

Moving forward

Anche The Oil Drum si aggiorna.

Contrordine

Fiat potrebbe produrre un SUV tutto suo, a Mirafiori.

Non spingete

Dal 4 al 12 dicembre, al Motor Show di Bologna, Renault vi permette di provare a guidare un’auto elettrica – Fluence o Kangoo – sulla pista indoor.

Se volete iscrivervi andate sul sito Renault. Renault si trova al Padiglione 30.

Piccola lezione di green economy

Audi ha recentemente dichiarato per bocca del manager Franciscus Van Meel che aumenterà l’impegno sul fronte dei veicoli ibridi ed elettrici. L’obiettivo principale della Casa di Ingolstadt è diventare nel 2020 il premium brand leader nelle auto elettriche.

Solo un anno fa il presidente di Audi USA dichiarò che l’auto elettrica era una cosa da idioti (testuali parole). Ora, uno può pensare che questo voltafaccia improvviso sia la dimostrazione che i CEO/manager sono tutti scemi, a torto. Oppure può supporre che dietro ci sia dell’altro, a ragione.

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Nano e giganti

E’ di pochi giorni fa la notizia che FIAT molto probabilmente bucherà il target di auto vendute per il 2010 in India. Si parla di solamente 24mila veicoli proditti contro i 46mila previsti. Il CEO di FIAT-India si giustifica dicendo che è colpa della competitività del mercato. Eppure negli ultimi due anni il marchio aveva fatto segnare il maggiore incremento percentuale. A cosa si deve questa improvvisa frenata?

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L’auto elettrica parla cinese

Chi di voi legge la pagina dei motori avrà notato che non passa giorno senza ricevere notizia di una nuova auto elettrica/ibrida, con annesse roboanti dichiarazioni di invasione del mercato prossimo venturo. Assenti: prezzo (solitamente molto alto), volumi di produzione e vendite previsti. Questo perché le vendite delle auto elettriche ed ibride sono ancor oggi basse. Molto basse. Oggi la percentuale di veicoli elettrici venduti si aggira attorno al 2% del totale. La scarsa diffusione dell’auto elettrica é forse il piu’ classico dei cani che si morde la coda: poche auto elettriche/ibride non raccolgono abbastanza interesse da parte dei costruttori d’auto per avviare una vera produzione di massa. E la mancanza di una produzione di massa impedisce di raccogliere sufficiente interesse nella tecnologia elettrica.

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La scomparsa dell’esportazione

(per ASPO-Italia)

L’Italia è un forte importatore di petrolio. Importiamo circa 2 milioni di barili al giorno, principalmente per mantenere un parco auto tra i più numerosi al mondo (36 milioni di vetture in suolo nostrano, 600 auto ogni 1000 abitanti) causa ed effetto di una dipendenza pressocché totale dalla gomma per quanto concerne il settore dei trasporti.

Fin qui nulla di nuovo. Ma ci attende un appuntamento importante. Stando al Pentagono e all’IEA, nel 2012 raggiungeremo il cosiddetto peak oil, il picco nella produzione del petrolio. Sintetizzando brutalmente, si tratta del momento in cui la domanda di petrolio raggiungerà l’offerta. Già mesi fa il Pentagono prevedeva che nel 2015 sarà possibile soddisfare soltanto il 90% della domanda mondiale. E allora saremo ufficialmente in periodo post-picco.

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