Economia e risorse fisiche

il mio articolo per iMille-magazine

Cos’è una risorsa? Se nell’antichità erano considerare risorse naturali le terre da arare, con l’industrializzazione il concetto si è spostato verso le materie prime necessarie ai processi produttivi. Oggi le conosciamo coi nomi di risorse minerarie e risorse energetiche. Vi risparmio la definizione astratta di risorsa che viene dall’economia, perché la conoscete tutti. Ora, qualcuno potrebbe giustamente chiedersi a quanto ammontano queste risorse, e quando finiranno. La risposta è: dipende. Dipende a chi lo chiedete, se a un fisico o a un economista, diciamo.

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Tra economia e ambiente

Il un mondo sempre più alle prese con problemi di soldi, a Durban si parla di clima.

La strada per il contenimento delle emissioni si prospetta estremamente difficile, ma passa necessariamente per l’imposizione di elevati standard ecologici alle economie che fronteggiano un forte sviluppo industriale: considerando che sviluppare un sistema industriale conforme a tali standard è sicuramente meno gravoso rispetto al dover ristrutturare un sistema pre-esistente, questo è il momento giusto per agire. Purtroppo però molto fa pensare che sia già troppo tardi e che la lotta alle emissioni sia destinata ad essere persa. È certo che pagheremo delle conseguenze, ma dovremmo almeno provare a limitare i danni. Le economie emergenti fanno leva sulla questione della responsabilità storica delle economie avanzate, cresciute per molto tempo senza preoccuparsi dell’impatto ambientale, e vogliono riservarsi il medesimo diritto. Però la natura non contempla confini politici: il concetto che deve maturare è che ciascuno ha una responsabilità nei confronti di tutti gli altri. Che fare, dunque?

[da iMille-magazine di questa settimana]

Conviene investire nelle borse europee?

Ieri, Anna Ryden ha pubblicato sul suo blog un’analisi sulla convenienza degli investimenti nella borsa italiana. L’algoritmo usato da Anna è quello della Media Mobile, che è uno dei più utilizzati per la sua facilità di calcolo.

Un modello di analisi tecnica molto semplice per capire quando potrebbe essere il momento di rientrare in borsa, è quello delle medie mobili a lungo termine. È abbastanza grezzo, ma funziona sia su singole azioni che su indici. Si compra l’indice quando la media mobile a 50 giorni incrocia la media mobile a 200 giorni da sotto, e si vende l’indice quando avviene il contrario, cioè quando la MM50 si tuffa sotto la MM200. Il resto del tempo si sta liquidi.

In pratica, si costruisce la media aritmetica dei prezzi di un determinato arco temporale e si confrontano i valori di diversi archi. Come scritto sopra.

Orbene, Anna si è divertita ad immaginare di aver investito nella borsa italiana seguendo il metodo della Media Mobile, e calcolando il rendimento. Al netto delle commissioni bancarie, il risultato della borsa italiana è stato un modesto +20% in 7 anni, equivalente a un +2.7% annuo che è praticamente l’inflazione. Quindi, al netto dell’inflazione, con la borsa italiana non guadagnate (quasi) nulla.

Ho provato ad applicare lo stesso metodo sulle borse europee. I dati storici sono facilmente reperibili su Yahoo Finance. Negli ultimi 7 anni di cui sopra, col DAX tedesco ho ottenuto un ottimo +125%+75%, con l’AEX olandese +67%, con il CAC francese +60%. Se ne deduce che la nostra borsa se la passa peggio del resto d’Europa. Non una gran sorpresa.

La cosa interessante, invece, è che col metodo della Media Mobile di cui sopra, esce fuori che da più di sei mesi conviene essere liquidi (e dunque uscire) su *tutte* le borse europee.

Dove nessun uomo è mai giunto prima

Amedeo Balbi su Il Post, spiega bene come si fa Scienza, oltre a divulgazione scientifica.

L’eta dell’oro del gas

Questa settimana si è tenuta a Parigi la 26a Conferenza Europea del gas. L’evento è di quelli prestigiosi, ma l’umore tra i rappresentati del settore del gas non è stato dei migliori. Il che suona strano, dato che solo pochi mesi fa la IEA e un po’ tutti prevedevano un ritorno all’età dell’oro del gas. Dunque?

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Musica Maestro

Unire ministeri sviluppo economico e infrastrutture e trasporti è una scelta programmatica.

[da Il discorso di Mario Monti, oggi in liveblogging su Il Post]

Vi aspettate che funzioni?

Come non avessimo abbastanza problemi con l’economia, ora ci si mette anche il global warming. Mentre l’euro-zona è ancora in crisi profonda, nonostante Mario Monti e gli sforzi della BCE, il World Energy Outlook 2011 della IEA avverte che la crisi climatica è diventata praticamente inevitabile, a meno di non agire molto rapidamente.

Ora, di avvertimenti fin qui ne sono stati lanciati tanti, ma questo a me personalmente sembra diverso. Per la prima volta l’IEA ha messo un numero al disastro: 2017. E’ l’anno in cui, secondo la IEA, il mondo avrà speso la propria quota di emissioni di carbonio. Altrimenti detto, senza interventi drastici entro il 2017, l’infrastruttura per l’energia presente in tale data genererà così tanta CO2 da rendere impossibile contenere il riscaldamento globale al limite accettabile di 2 gradi. Dopo di che, beh, andremo solamente di male in peggio.

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Cinque miliardi (e oltre)

La prima volta della Smart Grid

Enel ha comunicato che è stata avviata in Molise l’installazione della prima smart grid (rete intelligente) italiana.

La rete intelligente pilota comprenderà:
– sistemi di previsione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili;
– sensori per la regolazione dei flussi sulla rete;
– batterie agli ioni di litio per l’accumulo dell’energia (0.7 MW di potenza e 0.5 MWh di capacità);
– colonnine per la ricarica di auto elettriche;
– apparati domestici per verificare istantaneamente l’andamento dei consumi di casa.

Costo previsto: circa 10 milioni di euro. Se ne parla da tanto, un po’ ovunque. ENEL passa ora all’azione, in Italia. Vuoi vedere che riusciamo anche ad essere avanti?

Sette miliardi. E poi?

Poco tempo fa, in molti, soprattutto tra i catastrofisti, si sono scaldati per i “7 miliardi di persone” sul pianeta. Nel secolo scorso la popolazione è cresciuta da 1.5 a 6 miliardi di persone. Ergo, per estensione, in questo secolo diventeremo molti di più, tantissimi, troppi. Le cose, non stanno proprio così, come ricorda Mara sul suo blog, citando i numeri giusti.

Il “child peak” (il “picco delle nascite”, ricordate il “picco del petrolio”?) lo abbiamo ormai alle spalle, fin dal 1990. In quell’anno sono nati nel mondo 137 milioni di bambini, e da allora non sono aumentati: anzi, tempo tre o quattro anni, cominceranno inesorabilmente a diminuire.
Ciò non significa che la popolazione nel mondo non continuerà per qualche decennio ad aumentare (prima di iniziare a diminuire), se non altro perché, un po’ alla volta, quelli che già ci stanno, prolungheranno la loro permanenza su questo pianeta, grazie all’allungamento della vita media. Ma gli esseri umani aumenteranno molto meno di quanto è successo, ad esempio, nel secolo scorso.