Rinnovabili e politica

Questo blog è rimasto colpevolmente silente nell’ultimo mese. Un po’ per impegni di iperlavoro ormai di poco al di sotto della stratosfera, un po’ perchè devo cambiare la moto e trovarne una a un prezzo onesto sta prendendo un botto di tempo, un po’ per impegni personali e un po’ anche per pigrizia. Ma non c’è giorno che stare lontano dal blog e dalla divulgazione scientifica non mi pesi. In questi giorni il mondo si concentra sull’inaspettato (?) risultato delle elezioni presidenziali in USA. Anche su questo blog si parla di politica, in riferimento alle rinnovabili e ai risultati delle policy italiane in termini economici.

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L’acciaio italiano in crisi

L’Italia è il secondo paese in Europa per quantità di acciaio prodotto, secondo solo alla Germania. I nomi degli stabilimenti più importanti li conoscete tutti dalla prime pagine dei giornali: Ilva, Piombino, Terni. Tutte realtà industriali molto grosse, tra le poche rimaste in Italia, e tutte in crisi.

Il bollettino della siderurgia italiana registra perdite pesanti: Terni ha messo in mobilità oltre 500 dipendenti, Ilva è in procinto di essere venduta agli indiani di Arcelor Mittal, leader mondiali nella produzione di acciaio cresciuti a colpi di acquisizioni mirate a costi bassissimi spesso risanate tramite vigorosi tagli al personale lavorativo, mentre lo stabilimento Lucchini di Piombino è fallito ufficialmente già nel 2012 e aspetta l’arrivo di un compratore. Maggiori dettagli sono reperibili sullo specialone de Linkiesta, che sta seguendo gli sviluppi dell’acciaio italiano. Oltre alle aziende che trovano posto sui quotidiani, soffrono anche molte piccole e medie imprese satelliti a Brescia, Vicenza e Udine.

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Felice

L’Italia è in decrescita.

Segnatevi la data

Una discussione tra gente seria sull’energia in Italia.
locandina energiaaquiloniok

To Europe or not to Europe?

Il mio articolo per iMille-magazine, scritto a quattro mani con l’energisauro.

In Italia, il dibattito mediatico sulla politica energetica si concentra su singoli fatti, viene spesso combattuto senza esclusione di colpi, tramite slogan ipersemplificati – fotovoltaico bello ma costoso, fracking e terremoti, nucleare e radiazioni mortali – da tifoserie contrapposte. Come conseguenza, il punto di partenza, la decarbonizzazione dell’economia, viene irrimediabilmente smarrito. Il fenomeno anti-europeista di questi ultimi mesi sostiene che l’Italia potrebbe raggiungere da sola e meglio l’obbiettivo della decarbonizzazione. Le cose stanno davvero così? Abbiamo davvero bisogno dell’Europa, la cui presenza secondo gli anti-europeisti sarebbe invadente e ingombrante, e delle politiche energetiche e ambientali di Bruxelles? Vediamo.

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Perchè promuovere il metano nell’autotrazione

Il mio articolo per iMille-magazine

Oggi in Italia il 63% del petrolio importato è utilizzato per i trasporti. Difficilmente la dipendenza dai combustibili fossili per l’autotrazione cambierà nel breve periodo, vuoi per la scarsa sostenibilità dei biocarburanti, vuoi per problemi e alto costo dell’auto elettrica, vuoi per l’ingente capitale iniziale necessario per un investimento nella mobilità pubblica. Insomma, se l’auto del futuro potrebbe essere alimentata ad idrogeno o addirittura volare, in questa fase di transizione e di decarbonizzazione dell’economia, l’unica vera alternativa al petrolio nei trasporti potrebbe essere rappresentata dal metano. Certo, stiamo parlando sempre di un combustibile fossile, ma il gas naturale presenta ad oggi dei vantaggi non indifferenti per il nostro Paese.

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Gas naturale: carburante per il futuro?

il mio articolo per iMille-magazine

La svolta più importante del settore energetico degli ultimi decenni è certamente la tecnica della fratturazione idraulica combinata con la perforazione orizzontale. Tale tecnica va oggi sotto il nome di “fracking” e ha reso possibile lo sfruttamento di larghissime quantità di gas dai giacimenti di scisti (shale gas). Come conseguenza, il prezzo spot del gas naturale di produzione nazionale è calato da un massimo di oltre 12 dollari per milione di British Thermal Units (mBTU, circa un gigajoule di energia) nel 2008 a meno di 2 dollari nel 2012, prima di stabilizzarsi oggi a circa 4 dollari.

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Overcapacity consistente

Il Gestore dei Mercati Energetici (GME) ha presentato ieri la relazione annuale 2012 che fa il punto sulla situazione dei mercati dell’energia. Sullo stato del mercato elettrico nel 201 Assoelettrica commenta con poche parole molto incisive.

Si è manifestato [..] un calo dei consumi nazionali a 305 TWh (-3,1% rispetto al 2011) che ha colpito soprattutto i consumi industriali (-5,9%) che si è riflettuto in un calo dei volumi di energia scambiati sul mercato del giorno prima del GME a 178,7 TWh (-1,2%), mentre sono aumentati gli scambi nel mercato infragiornaliero con 25,1 TWh (+14,6%). L’aumento degli scambi sul mercato infragiornaliero è segno della sempre maggiore necessità di aggiustamento di un mercato termoelettrico definitivamente lungo e in competizione con fonti rinnovabili non programmabili.

Una crescita media annua del prezzo dell’energia elettrica a 75,5 €/MWh (+4,5%), una crescita che è stata sensibilmente inferiore alla crescita dei costi, segno che gli operatori hanno visto ridurre i propri margini. [..]

Si conferma una overcapacity consistente del parco termoelettrico italiano, anche a causa del massiccio ingresso di impianti da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaici. Il termoelettrico nel 2012 ha prodotto 204,8 TWh (-6,5%) su una produzione nazionale di 284,8 TWh (in calo del 2,5% sul 2011).

Fracking e shale gas in Italia

Il mio articolo per iMille-magazine, scritto a quattro mani con l’Energisauro.

Lo shale gas e il fracking delle rocce certamente costituiscono uno dei temi energetici oggi più dibattuto in Europa, aspramente criticato dagli ambientalisti. Il dibattito si è acceso in Italia qualche settimana fa, quando il premier Letta ha affermato che è necessario avere “un atteggiamento aperto e non penalizzante per lo sfruttamento delle fonti di energia prodotte in Europa, come lo shale gas“.

Di che si parla? In poche parole, di risorse naturali del pianeta, in particolare di quelle fossili. Lo shale gas infatti è nient’altro che gas naturale intrappolato in rocce particolari – gli shale, appunto, sedimenti a grana fine contenenti argille e limi – che viene estratto tramite fatturazione idraulica (fracking) delle stesse, utilizzando acqua e additivi chimici ad alte pressioni.

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Grafici (tanti) e parole (poche)

Quota delle rinnovabili, impatto sul prezzo dell’energia, andamento della Borsa elettrica in Italia e all’estero prima e dopo la crisi. Tutto questo in 47 slide del GSE, presentate alla X Commissione del Senato pochi giorni fa.

Gli spunti di discussioni sono innumerevoli, per ora qualche commento sparso:

  • slide 19, mondi paralleli: rivoluzione energetica e crisi economica;
  • slide 30, come il dispacciamento prioritario e costo marginale nullo del FV, in una congiutura di scarsa domanda nazionale, riescono a collassare il PUN su valori prossimi allo zero con regolarità disarmante;
  • slide 36, in quale domenica di questa estate avverrà il prossimo black-out nazionale?
  • slide 37, l’eolico è davvero terribile per la stabilità della rete elettrica;
  • slide 42, il costo dell’energia elettrica per le aziende italiane non energivore: +30% in pochi anni.

Aggiungete i vostri punti nei commenti a questo post. Ci torneremo nei prossimi giorni.

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