Un passo avanti

Sul nucleare, solitamente i giornali riportano in prima pagina solamente le cattive notizie. Val la pena segnalare questa, anche se non è recentissima – la completa rimozione del combustibile dalla piscina del reattore numero 4 dopo l’incidente di Fukushima. Questo elimina uno dei rischi principali, la seria contaminazione atmosferica che, se una nuova scossa sismica avesse collassato l’edificio già danneggiato dall’esplosione nel reattore numero 3 adiacente, avrebbe potuto coinvolgere anche Tokyo. Probabilmente la migliore notizia da Fukushima che premia il difficile lavoro svolto in questi anni dagli operatori.

[hat tip: Enrico C.]

Il futuro del nucleare

È difficile vedere qualcosa di diverso rispetto ad un declino relativamente rapido del nucleare nel prossimo futuro. I reattori esistenti stanno raggiungendo la fine del loro ciclo di vita e mantenerli ancora in funzione diventa sempre più problematico. La tecnologia post-Chernobyl, la cosiddetta Generazione III+, ha fallito nel suo tentativo di essere più sicura, meno cara e più facile da costruire, mentre per quanto riguarda le nuove tecnologie – come i piccoli reattori modulari (SMRs), i reattori ad alta temperatura e la tecnologia di IV generazione – non sembra siano stati fatti grandi progressi rispetto ad un decennio fa. La Cina e, in minor misura, la Russia rimangono le grandi speranze per l’industria nucleare.

[Steve Thomas su Agienergia, ieri]

Energia e liberalizzazioni

Della relazione tra mercato e energia, e sui limiti del primo, si era parlato qualche tempo fa su questo blog. In tempi di liberalizzazioni operate dal Governo Monti, in ossequio alle politiche europee di Bruxelles, non potevano certo passare inosservate le recenti proposte di Cameron per la strategia energetica britannica, con l’obbiettivo di de-carbonizzare l’energia in UK.

Il paradosso e’ che, mentre il nostro Paese e’ ancora bloccato a parlare delle sorti progressiste del libero mercato, nella patria dell’ultraliberalista Margaret Thatcher ci si inizia a muovere in maniera diametralmente opposta. [..] A partire dal 2013, saranno introdotte avanzate forme di programmazione, prezzi minimi garantiti, contratti differenziali e decisioni fortemente centralizzate. In pratica, sara’ il governo di Londra a decidere quali fonti energetiche andranno scelte, in quali quantita’, dove dovranno essere localizzati gli impianti e quali saranno i costi massimi consentiti, i prezzi e la durata dei contratti.

[L’Unita’, qualche giorno fa]

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Decrescisti del Sol Levante

Le notizie sono due.

La prima è che il Giappone ha decso per la riattivazione di 2 reattori della centrale nucleare nella città di Ohi, a 350km da Tokio. La decisione segue la chiusura – per manutenzione, stando alle dichiarazioni ufficiali -avvenuta il 5 maggio dell’ultimo dei 50 reattori nucleari giapponesi. Eppure, solo una settimana fa il Japan Times aveva definito la possibilità “ancora non chiarita” e un sondaggio nazionale aveva indicato una percentuale di favorevoli all’opzione del 26 per cento contro un 55 per cento si sfavorevoli.

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Benvenuti nel futuro

Angela Merkel ha annunciato che la Germania stanzierà 137 miliardi di euro in cinque anni per sviluppare le rinnovabili e spegnere il nucleare. CENTO-TRENTA-SETTE-MILIARDI. E’ una cifra enorme, il doppio della recente manovra italiana da 70 miliardi che ha fatto quasi cadere il governo. Certo, la manovra tedesca ha un sapore ben diverso dai tagli&balzelli del governo in carica. Solare, eolico off-shore e stoccaggio dell’energia. L’ultimo non c’era nel piano originale, ma qui lo si era già detto.

Abbandoneremo il nucleare ma anche no

Proprio ieri, Noda, il nuovo premier giapponese, ha deciso per la ripartenza delle centrali nucleari del paese, ferme dopo l’incidente a Fukushima. Una misura temporanea, naturalmente, ma il Giappone, parole di Noda, proprio non poteva far a meno dell’energia prodotta dall’atomo (un terzo dell’intera produzione nazionale, cioè tanta).

update: oggi ne parla anche Il Post.

Esplosione in un impianto nucleare francese

La pericolosità degli impianti nucleari bla bla le scorie bla bla l’errore umano bla bla bla …

traduzione: per ora si sanno ben pochi dettagli. Troppo pochi per straparlare di nuova Chernobyl o allarmismi sparsi.

Niente più nucleare. Sì, ma come?

il mio articolo per Il Post

Dopo l’incidente di Fukushima, la Germania ha deciso l’abbandono dell’energia nucleare dal 2022, anno in cui le centrali tedesche verranno spente. Da allora le domande più comuni sono state due: come Berlino pensa di sostituire l’energia dell’atomo – che oggi produce il 22 per cento dell’energia elettrica tedesca – e se gli incentivi alle rinnovabili continueranno o meno. Negli ultimi mesi, sono state molte le voci concordi nell’affermare che la Germania avrebbe abbandonando l’attuale sistema di finaziamento per le energie rinnovabili, reputato insostenibile nell’assenza di una fonte abbondante e ragionevolmente economica come il nucleare.

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Come se la passa l’industria nucleare

Lo sapete tutti: Angela Merkel ha annunciato che la Germania abbandonerà l’energia nucleare entro il 2022. Un po’ di storia e qualche conseguenza per l’industria nucleare.

Il rapporto della Germania con l’energia nucleare è stato conflittuale fin da principio. La prima centrale nucleare fu costruita in Germania Ovest nel 1960. Da allora, l’uso dell’energia dell’atomo è cresciuta, al punto che i 17 reattori nucleari tedeschi oggi garantiscono oltre il 20% dell’energia prodotta nel paese. La crescita del settore nucleare non è ovviamente stata priva di opposizione. Nel 1975, un incendio allo stabilimento di Lubmin, sulla costa baltica, quasi provocò una fusione del nocciolo. Sull’onda dell’accaduto, pochi anni dopo venne formato il Partito dei Verdi che divenne rapidamente una forza politica nazionale dallo slogan “Atomkraft? Nein, Danke” (energia nucleare? No, grazie).

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Balle, referendum e politica

Qualche giorno fa è apparsa su Il Post una guida ai referendum del 12 e 13 giugno, scritta dal sempre ottimo Francesco Costa. La consiglio vivamente e spero che consentirà a tutti di farsi un’idea più completa a riguardo.

Di seguito riporto un commento dello stesso Costa. Vale la pena leggerlo, io non saprei dirlo meglio.

Esprimere un voto consapevole su almeno tre dei quattro quesiti referendari, quelli sull’acqua e sul nucleare, richiede conoscenze precise e approfondite. Non sono cose che ci si può far spiegare dai comici. Non ci si può far convincere dai bannerini su Facebook, né dagli slogan e dalla propaganda. Per votare bene bisogna avere quelle conoscenze o bisogna avere voglia di farsele, con umiltà e disponibilità a cambiare idea. Davanti all’oggettiva complessità delle questioni e alle balle che circolano – sappiate, per dire le più grosse, che non si vota né sulla privatizzazione dell’acqua né sull’introduzione dell’energia nucleare – la cosa che mi ha più sconfortato è stato vedere come in questa occasione la sinistra ha surclassato la destra in quanto a bugie, slogan ingannevoli e propaganda senza scrupoli. Surclassato, proprio senza paragone. La stessa cosa è accaduta col nucleare, dove con l’incidente di Fukushima – e anche dopo – abbiamo assistito al triste attecchimento a sinistra della propaganda sulla paura. E a me non piace quando la sinistra per battere Berlusconi usa gli strumenti di Berlusconi.

[dal blog di Francesco Costa, uno che pensa]