Comunicazione di servizio

Questo blog non è andato in ferie, ma è momentaneamente al tappeto per la più classica delle influenze del primo giorno di vacanza. Riprenderemo le comunicazioni appena guarisco.

Il petrolio del popolo

Fitch ha declassato il rating del Venezuela a CCC, dopo la caduta del prezzo del petrolio. Come per Putin, anche le opzioni del governo del popolo post-Chavez sono ridotte assai.

La caduta dello zar?

Grossa crisi in Russia, con davvero poche opzioni disponibili per Putin.

“Tempesta perfetta” è stata l’espressione che alcuni giornali internazionali hanno usato per spiegare la concomitanza delle sanzioni economiche di Stati Uniti e Unione Europea con il crollo del prezzo del petrolio. Lo scorso mese l’OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) ha deciso di non ridurre la produzione di greggio, nonostante la costante diminuzione del prezzo al barile. L’industria del petrolio e quella del gas naturale sono fondamentali per l’economia russa: insieme valgono il 16 per cento dell’intera economia del paese e circa il 70 per cento di tutte le esportazioni. Metà delle entrate dello stato derivano dal petrolio e dal gas naturale. Il petrolio è così importante che il ministro dell’Economia ha annunciato una manovra economica correttiva, visto che il bilancio 2015-17 era basato su un prezzo del petrolio intorno ai 100 dollari al barile.

[su Il Post, oggi]

Il prezzo della benzina

L’energisauro lo spiega bene su iMille-magazine.
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Frankenstein vive!

E’ tutta una questione di energia.

Quanto costerà il petrolio?

Le cifre disponibili portano a ipotizzare che il livello sia tra 65 e 70 $ per un periodo di almeno 6 mesi oppure intorno ai 75 per 12-18 mesi. [..] Da un punto di vista politico interno l’Arabia Saudita può chiedere al paese qualsiasi sacrificio in cambio della promessa che l’Iran sarà messo in ginocchio e che la minaccia di uno sviluppo troppo repentino dello shale gas crei difficoltà alla ulteriore riduzione della dipendenza dagli introiti del petrolio. La cosa non trascurabile è che questa lotta tra produttori di combustibili fossili causerà quasi certamente dei seri danni collaterali all’industria delle energie rinnovabili, e quindi a tutti noi.

[Carlo Muzzarelli, sul suo blog]

Tuttavia, non aspettatevi differenziali significativi sul prezzo del benzina. Nel nostro Paese, il costo del petrolio greggio incide solo per una parte sul costo dei carburanti. Tasse e accise in Italia pesano circa il 70 per cento del prezzo totale alla pompa, poi ci sono i costi di raffinazione, trasportore, i ricavi del gestore del distributore, eccetera. Solo il 30 per cento circa va al produttore, che ha comunque delle spese fisse da sostenere. Insomma, anche un dimezzamento del costo del barile di petrolio, che è tanto, determinerebbe un calo alla pompa probabilmente non superiore al 15 per cento.

Perchè il petrolio costa meno

Il Washington post adduce quattro motivi principali:

Le ragioni a lungo termine includono un aumento della produzione negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, la riduzione della domanda in Europa e in Giappone e il miglioramento generale nella costruzione dei motori delle automobili, diventati più efficienti.

Questo blog ne aggiunge un paio, più a breve termine: 1) prezzi bassi permettono all’OPEC di mandare fuori mercato i produttori di scisto americani e canadesi, che hanno costi marginali più alti; 2) prezzi bassi funzionano assai come sanzioni economiche contro la Russia, che ricava circa i 2/3 delle entrate nazioneli dalle esportazioni di gas e petrolio.