Su I Limiti della Crescita
14 aprile 2014 14 commenti
Da tempo volevo scrivere qualcosa sul rapporto del Club di Roma. Quello che negli anni ’70 ha plasmato indelebilmente l’ambientalismo moderno. Due settimane dopo aver provato a scrivere un articolo esaustivo sull’argomento, mi sono reso conto che non basterebbe una riga di libri per trattare tutto in dettaglio. Scrivo allora qui un primo post sull’argomento, semplificando al massimo, per fermare le idee e procedere oltre. I lettori mi scuseranno per lo stato di semi-apnea di questo blog nelle ultime due settimane.
Capitolo Primo. Quelli del Club di Roma. Fondato nel 1968, il Club prese il nome della città in cui si riunì per la prima volta (Roma) e divenne famoso per il successivo rapporto del 1972 sui limiti della crescita (The Limits to Growth). Grazie all’uso di un modello matematico, il rapporto conteneva una predizione del trend mondiale futuro per alcune macrovariabili (popolazione, produzione, cibo, inquinamento e risorse naturali) concludendo che la crescita economica del modello produttivista non potesse continuare indefinitamente. Al contrario, essa avrebbe trovato una soglia insormontabile nella limitata disponibilità di risorse naturali. In sunto: la crescita infinita in un pianeta dalle risorse finite non è possibile. Di più, si prevedeva che il collasso del sistema economico e sociale della civiltà moderna dovesse avvenire nel 21o secolo, ridimensionando bruscamente il numero degli abitanti sul pianeta.
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