Il mio articolo per Il Post.
Poco tempo dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, il governo tedesco annunciò l’abbandono dell’energia nucleare: la rivoluzione energetica tedesca era ufficialmente iniziata. La transizione energetica promessa dal governo Merkel, per un futuro capace di alimentare la Germania industriale attraverso fonti rinnovabili non inquinanti e efficienza energetica fu accolta nel favore più generale: Partiti di opposizione, produttori di energia e associazioni ambientaliste, (quasi) tutti sembravano contenti. A distanza di un anno, è lecito chiedersi come proceda l’Energiewende, il piano di transizione energetica per l’abbandono del nucleare in Germania. In breve, il piano sta procedendo anche se con qualche difficoltà, con un moltiplicarsi di voci critiche, e si trova di fronte ostacoli non di poco conto.
Val la pena ricapitolare gli obiettivi dell’Energiewende, la transizione energetica tedesca verso le fonti rinnovabili in sostituzione dell’energia dell’atomo:
Riduzione delle emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2020 (del 95 per cento entro il 2050);
Riduzione del consumo di energia primaria del 20 per cento entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050);
Crescita del 2 per cento annuale dell’intensità energetica della produzione;
18 per cento di energia rinnovabile sul totale interno entro il 2020 (del 60 per cento entro il 2050);
35 per cento di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050);
Riduzione del consumo di elettricità del 10 per cento entro il 2020 (del 25 per cento entro il 2050) rispetto ai valori del 2008;
Riduzione della spesa energetica per il riscaldamento degli edifici del 20 per cento entro il 2020 (dell’80 per cento entro il 2050).
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