Sacrifici sacrifici sacrifici

Che l’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti sia vista con apprensione dai gruppi ambientalisti di mezzo mondo non dovrebbe sorprendere nessuno. Già a novembre su RiEnergia trovava posto un speciale monotematico sulle (future) politiche economico-produttive del biondo miliardario, tutte pro-fonti fossili e anti-global warming. Tra le tanti disamine di intenti e contenuti, sono tuttavia pochi pochi quelli che si sono soffermati ad analizzare i mezzi. Insomma, se Trump è stato eletto è perchè le persone hanno ascoltato quello che ha detto e lo hanno votato. Perchè lui e non altri, portatori di messaggi più illuminati?


Sull’importanza del messaggio nell’era dell’informazione di massa, qualche giorno fa è apparso un articolo decisamente saggio di Luca Sofri:

[Con Trump, ndFZ] hanno vinto i messaggi semplificati e confortanti, a prescindere dalla loro rispondenza alla realtà: analisi fragili e soluzioni facili convincono e ottengono voti. [..] Il rapporto di forza tra capacità reali e capacità millantate si è invertito: vincono le seconde anche di fronte ai fatti, e anche questa è la post verità. [..]

Il fatto è che questo stato di cose è stato finalmente registrato dalle forze progressiste, ma senza che questo abbia per ora mosso verso nessun progetto alternativo a quelli precedenti: a sinistra si pensa tuttora che comportarsi bene e fare progetti progressisti e di sinistra basti a ottenere consensi e strumenti per realizzare i suddetti progetti. Ci sono sfumature di contenuti, a sinistra, come sempre, ma la sostanza è quella: raccontiamo il bene che faremo e questo basterà a convincere gli elettori. “Gli stranieri sono persone come noi, perché non ci votate?”, “Bisogna proteggere l’ambiente anche facendo dei sacrifici, perché non ci votate?”, “I musulmani non sono tutti terroristi, perché non ci votate?”. La grande ingenuità della sinistra in buona fede è ritenere che il messaggio buono sia anche convincente, [..] senza ripensarne una virgola.

Con questa parole Luca Sofri commentava le convulsioni sciossioniste del PD nostrano e la crisi della sinistra mondiale, ma il messaggio ben si adatta ai gruppi ambientalisti in genere, soprattutto a decrescisti e catastrofisti del picco delle risorse. Basta sfogliare anche distrattamente i moltissimi blog ambientalisti che si trovano in rete: fine del petrolio e catastrofi ambientali dietro l’angolo rendono necessari sacrifici per le generazioni future e l’ambiente. Perchè non ci date retta? Perchè non ci votate? Perchè non fate come diciamo noi?

Perchè il mondo gira in un altro modo. La grande ingenuità dei gruppi ambientalisti – fin dai tempi del rapporto del Club di Roma sull’esaurimento delle risorse o dalla teorizzazione dello stato stazionario di Herman Daly – è sempre stata dare per scontato che un messaggio buono sia anche convincente, arroccandosi su posizioni socialmente perdenti (sacrifici, sacrifici, sacrifici) nella convinzione di essere nel giusto. Senza voler entrare nel merito della bontà del messaggio di veruni ambientalisti, su cui questo blog ha già dato, è immediato notare come essi siano genuinamente convinti che ripetere le stesse cose allo sfinimento prima o poi porterà il consenso necessario a cambiare il mondo, senza ripensarne una virgola. Non è così. Di nuovo, il mondo gira in un altro modo. Ne sanno qualcosa i vari Lester Brown, Hermany Daly, Meadows e canea cantante, che dopo 40 anni di discussioni sui limiti della crescita, picchi del petrolio, piani B, C e Z, non hanno nè saputo partorire un modello economico reale e concreto per garantiere la stabilità economica senza crescita dei consumi materiali nè tantomeno farne attecchire l’idea nell’immaginario comune.

Ma ripensare il messaggio è una cosa che ancora oggi, con Trump insediatosi Presidente USA, non sta facendo nessuno. Questo, sia ben chiaro, è umanamente comprensibile dopo decenni di sconfitte. Ancora oggi, dopo 40 anni, cercare nuove soluzioni comunicative al problema della sostenibilità senza ricorrere a “sacrifici” e “rinunce” per le generazioni future non è impresa facile, e probabilmente porterà a nuovi fallimenti e poche vittorie. Ma se l’alternativa è credere che le cose a un certo punto vadano a posto da sole, quando i vincoli ambientali busseranno alla porta dell’economia produttivista moderna, non siamo messi benissimo. Quel giorno le Cassandre di turno probabilmente non potranno trattenere qualche velato sorriso per i moniti inascoltati. Servisse a qualcosa.

One Response to Sacrifici sacrifici sacrifici

  1. Robo says:

    Sai tra i miei amici post-picchisti ci sono sensibilità diverse riguardo alle azioni da intraprendere (conversione alle rinnovabili il più veloce possibile, rivoluzione culturale, eutanasia del capitalismo, passando dal pragmatismo al massimalismo). Tutti però condividono una forma di millenarismo più o meno espressa. Come fare a comunicare la necessità di agire in una direzione? Come modulare tale azione tenendo conto di costi e benefici che non é possibile quantificare con esattezza? Immagino (perché capisco poco di modelli) che tu abbia ragione quando lamenti l’assenza di una credibile alternativa all’esistente ma allora che bisognerebbe dire e/o fare? Il messaggio della decrescita felice (che a me, onestamente, pare un ossimoro) é un tentativo, almeno dialettico, di non porre il sacrificio come attore principale. La transizione energetica invece non implica necessariamente un messaggio di rinuncia (anche se nei fatti, probabilmente, ad un certo punto sarà così) e infatti ha attecchito parecchio ma secondo alcuni non ci risparmierà dalle rinunce.
    Ciao

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