Ideologie e ambientalismo

Una delle cose che mi ha sempre tenuto lontano dai gruppi ambientalisti organizzati è l’incapacità di indicare un valido sostituto per il sistema economico moderno. Insomma, se la società moderna e il suo motore economico non funzionano nel massimizzare il benessere comune, cosa mettiamo al loro posto? Tolte le varie teorie economiche della scarsità di cui si è già parlato su questo blog – che proprio tanto infallibili non sono – l’alternativa più sostenuta è sicuramente quella dei decrescisti, dove si vagheggia il ritorno ad un medioevo ultra-tecnologico in cui ogni individuo possiede una villetta, rigorosamente in campagna e alimentata a pannelli solari, ha desideri morigerati che soddisfa col baratto e senza sprecare nulla. I rifiuti zero finiscono infatti in biomassa. Catastrofisti e complottisti postulano questa società ideale al collasso della civiltà moderna, a causa delle inevitabili guerre che scoppieranno per la rarefazione delle risorse naturali. Per alcuni un sogno, per altri un incubo. A voler ben guardare è invece una ideologia nemmeno originale, anzi vecchia di millenni.

Ideologie come quella sopra descritta sono accomunate da una caratteristica comune di cui gli storici sono consapevoli. Esse, infatti, si rifanno sempre ad un paradiso agreste perduto, che sognano di ripristinare quale sostituto sano della moderna urbanità, malata e decadente. Agli occhi di queste ideologie, le metropoli ingovernabili, con la loro fluidità di persone e costumi, sono niente meno che un affronto ad un mondo perduto di armonia, purezza e totalità organica. Molti dei nazionalismi del XIX e XX secolo furono guidati da immagini simili. Gruppi etnici che erano destinati a fiorire nelle loro terre native, derivati da miti di tribù che in quelle terre si stabilirono agli albori del tempo. Dietro l’ossessione di Hitler c’era dietro proprio questo tipo di ideologia agreste: il suo odio verso gli ebrei, associati con il commercio e la decadenza urbana, e il suo piano di spopolare l’Europa orientale per fornire agli abitanti delle città tedesche terreni agricoli da colonizzare. Le comuni agrarie di Mao in Cina, e i morti che seguirono, fu un altro disastroso esempio in tal senso.

Il parallelo tra commercio e città, parimenti decadenti e responsabili del male umano – schiavi del dio denaro – non è casuale. Primo, le attività commerciali tendono a concentrarsi nelle città, e già questo basterebbe. Secondo e più importante, la mente umana percepisce intuitivamente l’economia come scambio di beni concreti o servizi di valori equivalenti – per esempio, tre polli per un coltello. Nell’economia popolare, agricoltori e artigiani producono oggetti concreti di valore altrettanto concreto. Commercianti e intermediari maturano invece un profitto passando le merci senza aggiungere apparentemente nulla e appaiono come inutili o parassiti. Il valore che questi ultimi creano, in realtà, non è trascurabile ed è quello di creare o facilitare transazioni tra produttori e consumatori attraverso servizi o prestando somme di denaro da ritornare con un interesse. In altri termini, il servizio che rendono è quello di connettere persone e fornire loro i mezzi da disporre nel modo migliore. Insomma, l’economia moderna è un apparato complesso – teoria del valore, o anche solo concetti come profitto, interesse e rendita – non facile nè intuitivo, ma non per questo meno valevole o importante.

Altro elemento comune alle ideologie, e l’ambientalismo di cui sopra non fa proprio eccezione, è il ricorso ad un climax di ispirazione escatologica. Uno spasmo finale di violenza che inaugurerà una nuova era di eterna beatitudine. I paralleli tra le ideologie nazionalistiche del XIX e XX secolo non sono casuali. Questo scrisse lo storico Daniel Chirot, a proposito dell’ideologia marxista di un mondo migliore:

L’escatologia marxista era una pura imitazione della dottrina cristiana. In principio il mondo era perfetto, senza proprietà privata, senza classi, senza sfruttamento e senza alienazione – il Giardino dell’Eden. Poi è venuto il peccato, la scoperta della proprietà privata e la creazione degli sfruttatori. L’umanità è stata scacciata dal Giardino, per soffrire la disuguaglianza e il desiderio. L’umanità ha indi sperimentato una lunga serie di sistemi produttivi, dalla schiavitù al sistema feudale, fino al moderno capitalismo, senza però mai trovare un sistema produttivo perfetto. Finchè venne un profeta con un messaggio di salvezza, Karl Marx, che predicava la verità della Scienza. Egli promise il riscatto, ma non fu ascoltato se non dai suoi discepoli più fedeli che portarono avanti il suo messaggio di verità. Alla fine, comunque, il proletariato si unirà per creare un mondo perfetto. Un’ultima terribile rivoluzione spazzerà via il capitalismo, alienazione, sfruttamento e disuguaglianza. Solo allora la storia finirà, perché ci sarà la perfezione sulla terra.

Ora, sostituite a Karl Marx il nome del vostro guru catastrofista e/o ambientalista ideologico di riferimento e rileggete. Il messaggio funziona ancora: il passato aureo, la barbarie umana schiava del desiderio e del dio denaro, la catastrofe imminente e inevitabile, l’avvento di un mondo nuovo in armonia con la natura. Tutta roba di derivazione paleo-cristiana, vecchia di migliaia di anni e nemmeno troppo originale. Ecco, l’ideologia di catastrofisti, decrescisti e ambientalisti utopici è quella cosa lì, sapete. Mica altro.

2 Responses to Ideologie e ambientalismo

  1. Defcon70 says:

    L’ho sostituito con Paolo Ferrero, cinguettatore compulsivo… :-)

    Paolo Ferrero ‏@ferrero_paolo 10 Nov
    Uragano #Haiyan frutto #turbocapitalismo. Serve #ecosocialismo per rispettare lavoro e ambiente

  2. sesto rasi says:

    d’accordo con te in percentuale altissima. Se vuoi confrontati con un paio di mie, postate non su “questione di energia” ma sull’altro blog più “umanistico” ( ” l’ultimo miglio”) :

    Latouche guru della decrescita? Ma mi faccia il piacere!

    e quella subito successiva (“downshifting=calare il tenore di vita; risparmio=efficienza; sarà vero?”)

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